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Elio e Gianluca Grasso, padre e figlio, due generazioni a confronto una
bisognosa dell'altra. Elio, persona apparentemente chiusa e poco incline alla
comunicazione, ha in realtà un carattere onesto e schietto, quasi puro,
contadino nella forza interiore, fortemente attaccato alla sua terra e ai suoi
vini. Gianluca, più aperto e dinamico, dimostra di sapere quello che vuole,
pur rimanendo nei tratti più profondi un "uomo di Langa", porta con se uno spirito nuovo,
la voglia di sperimentare, di "osare", ma con la consapevolezza di avere fra le mani una
materia di grande spessore, che non si può trattare con leggerezza o superficialità.
L'azienda si trova in località Ginestra, a poca distanza da Monforte
d'Alba, l'ultimo contrafforte langarolo da cui nasce il Barolo, con i suoi
mitici cru Arnulfo, Bricco Cicala, Bussia (Soprana e Sottana), Cerretta,
Colonnello, Dardi, Gabutti, Gavarini, Ginestra, Gramolere, Grassi, La Villa, Le
Coste, Mosconi, Munie, Pianpolvere, Pilone, Pressenda, Pugnane, Ravera,
Romirasco, Santo Stefano di Perno e Visette.
Elio, che ho conosciuto in
occasione della manifestazione Alba Wines Exhibition 2005, produce Barolo (e non
solo) straordinari, come il Gavarini Vigna Chiniera e il Ginestra Vigna Casa
Maté, che hanno un'impronta territoriale marcata e un carattere tipicamente
monfortino, e il Rüncot, fortemente voluto dal
figlio Gianluca, di concezione indubbiamente più moderna. E' interessante
osservare all'interno della stessa famiglia una così diversa
interpretazione del "re dei vini". Pur confessando una decisa preferenza per i
vini di Elio, non credo che Gianluca rappresenti l'antitesi dei vini del padre,
piuttosto esprime un possibile percorso, un tentativo di rendere questi
indomabili vini dai tannini potenti, che richiedono lunghi anni di affinamento
in bottiglia per smussare la loro aggressività, più gradevoli e accettabili da
quei palati incapaci di comprendere la vera natura di questi vini. Una cosa è
certa, il fatto di far maturare il Barolo Rüncot in
barrique nuove per oltre 2 anni, non si limita ad ammorbidirne i tratti austeri,
ma ne trasforma almeno in parte il carattere originario.
E' una vecchia e
giustificatissima querelle, perché stiamo parlando di un vino dalla tradizione
secolare, con una storia antica e una personalità spiccata, soprattutto quando
nasce da vigne particolarmente vocate. Qui non siamo a Bolgheri, dove la storia
vinicola nasce con il Sassicaia, cioè con un vino portabandiera di uno stile
bordolese e pertanto non appartenente alla più antica tradizione toscana.
Personalmente preferisco i due Barolo cru di Elio perché, a mio avviso,
esprimono una territorialità e uno spessore molto più marcati, un carattere più
profondo ed emozionante. Quando accosto al naso il Vigna Chiniera, aumenta
l'adrenalina, le sensazioni sono forti e coinvolgenti, è difficile rimanere
distaccati da tanta forza interiore. Tutto questo non riesco a ritrovarlo nel
pur buonissimo Rüncot di Gianluca, un vino
che più buono non potrebbe essere, ma che ha perso qualcosa nel proprio dna, non
mi trasmette le stesse vibrazioni. Per fare un paragone cinematografico (non
vogliatemene!), il Chiniera mi colpisce e coinvolge con la stessa forza di
Antony Hopkins, mentre il Rüncot esprime la
goliardica bellezza di Brad Pitt. Sono però convinto che questo confronto ha i
suoi lati positivi, proprio perché avviene nello stesso "campo di battaglia",
nella stessa terra, all'interno della stessa famiglia, senza reali conflitti, ma
con due visioni distinte. In realtà Elio e Gianluca sono esattamente se stessi,
rappresentano perfettamente la diversa generazione, la differente percezione di
cosa è giusto, di cosa si vuole ottenere e con quali mezzi. E' una colpa? No di
certo, e i loro vini sono l'espressione di una comune passione, di qualcosa che,
per quanto se ne possa discutere, è probabilmente necessario.
Barolo Ginestra Vigna Casa Maté 2001
Presenta subito un bel colore granato classico,
con unghia appena cedevole verso l'aranciato, luminoso e trasparente. Appena
accostato al naso diffonde belle sensazioni floreali per poi offrirsi a nuances
di ciliegia matura e lampone, in parte sotto spirito, a note speziate di chiodo
di garofano e pepe; la componente eterea è decisa e ben delineata, si percepisce
anche qualche suggestione di china e liquirizia. Al gusto è profondo,
caratterizzato da queste bellissime note eteree e da una trama tannica di grande
finezza; qui la ciliegia è decisamente sotto spirito, accompagnata dalla prugna,
mentre la liquirizia si ripresenta nel lungo finale. Un vino importante, di
quelli che hanno solo da guadagnare a sostare per anni in cantina; un Barolo
senza compromessi, che ti spinge più volte a percepirne le variazioni aromatiche
e gustative, dimostrando quelle doti di vivo movimento che solo i grandi vini
sono in grado di offrire.
Barolo Gavarini Vigna Chiniera 2001
Ha un bellissimo colore granato, pressoché
identico al Vigna Casa Maté, che solo le botti di rovere di Slavonia riescono a
donargli. Al naso si offre di slancio, quasi moderno, orientato verso una
speziatura mista e intrigante, poi su piacevoli tocchi di cioccolato fondente,
su gagliarde note fruttate di ciliegia e ribes maturi, fiori macerati,
cardamomo, tocchi balsamici e minerali. L'impatto al gusto è deciso, energico,
straordinario nel tannino quasi dolce e maturo, speculare nelle caratteristiche
aromatiche, etereo e suggestivo nel lunghissimo finale. Grande espressione di
Barolo, lo ammetto, di quelli che preferisco, tradizionali eppure
incredibilmente moderni nella finezza e nella capacità esecutiva. Un vino da
acquistare a occhi chiusi, con l'obiettivo di conservarne assolutamente qualche
bottiglia per una lunga evoluzione in cantina.
Barolo Rüncot 1999 e 2000
Colore indubbiamente diverso per questi due
vini, un granato più caldo e concentrato con qualche riflesso rubino,
indubbiamente anch'esso molto bello ma con una lucentezza meno spiccata.
Nell'accostarli al naso si sente immediata la differente annata: non ci sono
dubbi sulla miglior riuscita della versione '99, dove i profumi sono più netti,
puliti, dinamici, con belle venature fruttate di ciliegia e lampone in
confettura, addolcite dalla nota aromatica del piccolo legno; i tratti moderni
si evidenziano nelle espressioni vanigliate e di torroncino, poi arriva il
caffé, la noce moscata, la liquirizia dolce e il ginepro. Il Rüncot
2000 ci offre invece note di gerani e rose appassiti, ribes e lampone maturi,
ciliegia sotto spirito, pepe bianco, anice stellato, chiodo di garofano,
liquirizia. All'assaggio il '99 si offre concentrato, denso e dal tannino fine,
suggestivo nella trama dolce del frutto, davvero interminabile nella
persistenza, mentre la versione '00, pur conservando struttura e forza,
manifesta un leggero squilibrio alcolico, che gli dà una forte preponderanza di
note eteree e pungenti, pur proponendo un frutto composito e un tannino
elegante. Nel finale emerge di più l'astringenza, rivelando una massa morbida
più tenue, probabile conseguenza di un'annata meno riuscita.
Roberto Giuliani
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