Il Salento cresce, dal turismo al settore agroalimentare, e si affida al progetto
Marchi d'Area
di Italia Lavoro per promuovere le sue specialità riunendole sotto una sorta di "Doc" omnicomprensiva. Tra queste
ovviamente i vini, che scontano qualche difficoltà in più rispetto ad altri prodotti come olio e pesce, essendo da
sempre identificati come ottimi per "tagliare" quelli prodotti al nord ma incapaci di splendere di luce propria.
Italia Lavoro ha quindi individuato il settore enologico come uno di quelli che maggiormente dovrebbe beneficiare dei Marchi
d'Area, un insieme di servizi e opportunità dedicati alle imprese e alle istituzioni che, insieme alle bellezze naturalistiche
e artistiche del territorio, sono stati al centro di un educational per giornalisti svoltosi nella Provincia di Lecce a fine settembre.
Gli specialisti dell'informazione enogastronomica e turistica si sono quindi addentrati nella città del vino,
Leverano, ma anche
nelle cantine costruite sotto il livello del mare a Gallipoli non disdegnando un "tuffo" nei frantoi ipogei della
Greca Salentina.
Andando nel dettaglio è bene forse fare un brevissimo riepilogo dei prodotti che dal Salento puntano ad espandersi al mercato
nazionale e internazionale. Ormai tiene banco il Negroamaro, seguito dallo storico Primitivo e dalla Malvasia ma insieme a questi
vitigni, sempre più apprezzati, non si può dimenticare la predominanza del Rosato, un vino che in queste terre trova profonde
radici e una nicchia di mercato considerevole.
Da queste premesse prende corpo lo sviluppo dei vini salentini, che stanno passando da un passato di prodotti da taglio ad un
futuro di vini robusti, con forti radici che si esprimono in tutta la loro specificità. Non più supporti per rafforzare i cugini
del nord né rosati gonfi di profumi ma, a tutti gli effetti, rossi che aggrediscono, in senso buono, i nostri sensi. Non devono
avere più paura i produttori pugliesi se dalle loro vigne fatte di terreni calcarei e argillosi nascono corposi rossi, di alta
gradazione ma anche di grande intensità, caratteristiche che ormai si avvicinano moltissimo ai gusti degli estimatori italiani e
non solo. Sono infatti questi i pregi che devono avere le etichette di gamma medio-alta, e quindi insieme ad una rinnovata fiducia
nelle proprie capacità i viticoltori salentini devono anche ripensare la propria fascia di mercato di riferimento.
Il cammino è ovviamente ancora lungo, per entrare e insediarsi in un settore dove da anni altre regioni e altri vini sono i padroni
assoluti non basta la buona volontà del breve periodo. Il cammino sembra però avviato, sulla scia di quanto si sta facendo per il
resto dell'offerta turistica ed enogastronomica il mondo dell'enologia salentina si sta muovendo per recuperare standard produttivi
alti, cominciando finalmente a "pensare" il proprio sviluppo futuro. Marchi d'Area di Italia Lavoro aiuterà anche in questo senso,
come nelle altre tre zone d'Italia in cui è attivo: Parco Nazionale del Gran Sasso e
Monti della Laga, Parco del Cilento e Vallo di
Diano e Parco regionale dell'Adamello.
Un'opportunità da sfruttare in aree attualmente ai margini dello sviluppo italiano nonostante la ricchezza di risorse, storia, cultura
e produzioni tipiche. Un sostegno anche per il vino salentino dunque, in dialetto "mieru", dal romano "merum" ovvero schietto, sincero,
e non "annacquato" come quello greco... |