Dopo il Ramandolo un ambito
traguardo per un altro grande vino friulano
PICOLIT DOCG ENTRO DUE ANNI:
IMPEGNO DEL CONSORZIO
Entro fine anno verrà portata
in assemblea la bozza del disciplinare
Arrivare alla
D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) del
Picolit entro il 2003: è questo l’obiettivo che il direttivo
del Consorzio di Tutela Colli Orientali, presieduto da Ivana
Adami, ha preso nella sua ultima riunione. Una decisione che
segna l’inizio del "conto alla rovescia", che
seguirà una scaletta già definita in linea di massima: entro
fine ottobre il Consiglio dovrà approvare la bozza di
disciplinare (la cui stesura i tecnici del Consorzio stanno
ultimando in questi giorni). Immediatamente dopo, vi sarà la
fase della "divulgazione", sottoponendo la bozza all’attenzione
dei soci, con una assemblea che, auspicabilmente, si terrà
entro la fine dell’anno.
Inizierà quindi
la fase della raccolta delle firme: per l’inoltro della
domanda agli organi competenti (il Comitato nazionale vini DOC e
IGT, che ha sede presso il Ministero delle politiche agricole)
vi deve essere l’adesione di non meno del 35% dei produttori,
che devono rappresentare almeno il 20% delle superfici vitate a
Picolit iscritte all’albo vigneti della Camera di Commercio.
Una volta avviata, la pratica passa all’esame del Comitato
nazionale vini, che può richiedere chiarimenti e integrazioni;
se non vi saranno obiezioni, ricorsi o intoppi, è realistico
pensare che la decisione finale potrà arrivare entro fine 2002
– inizio 2003, in tempo quindi per "garantire" la
vendemmia del 2003.
"Il progetto
per portare il Picolit alla D.O.C.G. – spiega la presidente,
Ivana Adami – era già stato avviato dal Consorzio nel ‘95
ma tutto si era arenato per mancanza di dati tecnici e
scientifici sulle uve e sui vini". Un paio d’anni fa,
grazie ai fondi comunitari dell’obiettivo 5B, il Consorzio ha
commissionato all’università di Udine uno studio
interdisciplinare per approfondire non solo gli aspetti
tecnico-produttivi ma anche le strategie commerciali utili alla
valorizzazione di questo vino.
"Proprio da
questo studio – continua la Adami – abbiamo tratto gli
elementi di conoscenza che erano necessari per redigere un
disciplinare che mettesse d’accordo i produttori su alcuni
aspetti fondamentali della vinificazione del Picolit: come, per
citare i più importanti, l’appassimento delle uve e le
tecniche di affinamento di legno del vino. La grande
partecipazione dei produttori al convegno tenutosi a Cividale
nello scorso luglio, quando cioè sono stati resi pubblici i
risultati della ricerca, è stata recepita dal Consiglio
direttivo come un invito ad andare avanti con decisione".
La produzione di
Picolit (il 90% della produzione friulana viene dai Colli
Orientali del Friuli) è significativa non per la quantità
(stimata attualmente in 300 mila bottiglie da 0,5 litri) ma per
la sua immagine di "vino da meditazione" di altissima
qualità. Un vino che, dopo gli splendori ai quali venne portato
nel 1700 dal conte Asquini che lo fece conoscere nelle corti di
mezza Europa, ha conosciuto un periodo di relativo oblio prima
di essere riscoperto, negli ultimi anni, anche grazie ad alcuni
produttori che lo hanno portato ai primissimi posti tra i vini
da dessert italiani e del mondo.
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